Storie di vita

E assenzio sia

«Okay. Ho capito. Prendo l’assenzio.»
Il tuo viso accetta debolmente, accennando un micro movimento con la testa a sottendere un sì, ma forse sei cosi tanto turbato da non capire cosa ti stia per offrire. Mi cerchi con la coda degli occhi mentre con lo sguardo fissi la sigaretta che hai tra le dita poi rinunci e ti lasci sprofondare nel divano fissando il fumo che inizia ad appropriarsi della stanza.

Il bicchiere d’assenzio è davanti a te, e tu lo ignori forse volutamente perché sai che quando prenderai quel bicchiere dovrai guardarmi negli occhi e sai, sei consapevole dei tuoi occhi che stanno diventando lucidi. Le senti sempre più, quelle lacrime che non vorresti versare stanno per traboccare. Lo so che non vorresti piangere.
«Bevi. Poi andrà meglio fidati.»
«Perché?»
«É assenzio. Ne verseremo insieme.»
«Di cosa?»
«Di lacrime.»
«Perché?»
Lascio la tua domanda scucita. Stai già piangendo, ed io con te.

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